Don Fernando Primerano
«La fede, la speranza e la carità; ma di tutte la più grande è la carità»: con queste parole San Paolo chiude il capitolo 13 della sua prima lettera ai Corinti. Per l’Apostolo le virtù teologali non sono un treppiedi statico, ma un cammino dinamico verso la piena somiglianza con Cristo. Paolo le ha definite: «La via migliore di tutte» (1Cor 12,31).
Le virtù sono una disposizione abituale e ferma a fare il bene. Le virtù teologali, proprie dell’uomo nuovo rinato dal Battesimo, mettono in relazione con Dio e dispongono il fedele a vivere la vita in pienezza, progredendo fino alla «perfetta somiglianza con Cristo» (cfr. Rito del Battesimo dei fanciulli, seconda formula di benedizione). Esse per il credente sono alla base di tutto l’agire morale e spirituale, sono fondamento delle virtù cardinali (prudenza, giustizia, fortezza e temperanza), perché rendono la persona capace di viverle come Gesù, «vero Uomo».

Somigliare a Cristo è un invito che viene da Gesù stesso: «Imparate da me che sono mite e umile di cuore» (Mt 11,29). Il Signore già prima aveva esortato i discepoli a essere «perfetti come il Padre che è nei cieli» (Mt 5,48). Ma in che modo? Il Vangelo dice: «Perfetti come il Padre che fa sorgere il suo sole sui cattivi e sui buoni» (Mt 5,45). Non è chiesto di somigliare a Dio «nel non sbagliare mai», ma nell’amare sempre e tutti! E questo con la sua grazia è possibile.
Qualcuno a volte obietta: «La fede è un dono, quindi alcune persone non lo hanno!». Ma quale buon genitore non vuole il massimo bene per tutti i suoi figli, fino a sacrificare sé stesso perché lo ottengano? L’evangelista Luca riporta queste parole di Gesù: «Se voi dunque, che siete cattivi, sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre vostro del cielo darà lo Spirito Santo a quelli che glielo chiedono!» (Mt 7,11). Anche l’apostolo Pietro dopo l’incontro col centurione Cornelio ha constatato: «In verità sto rendendomi conto che Dio non fa preferenza di persone!» (At 10,34).
Il dono da parte di Dio è una certezza, tuttavia nella sua bontà Egli rispetta la libertà umana e non si impone, ma si propone chiedendo di aprire gradualmente il cuore a Lui. Agli apostoli che chiedono a Gesù: «dove dimori?», egli propone di farne esperienza: «Venite e vedete» (Gv 1,38). I primi discepoli accolgono l’invito e rimangono col maestro.
Le vie del dono: l’incarnazione e la testimonianza
Quali sono le vie del dono? Nei Vangeli le principali sono almeno due: l’incarnazione del Figlio e la testimonianza di coloro che sono venuti alla fede. La prima si ripete ogni volta che Gesù scorge una situazione di disagio fisico o spirituale e si fa vicino per guarire le ferite. La seconda sono le persone hanno conosciuto il Signore o hanno sentito parlare di lui e si adoperano per accompagnare un fratello a Gesù. Per tutti avviene così: il Signore ispira pensieri, illumina la mente e manda testimoni che sappiano presentare un Vangelo che è vita.
Nel Vangelo di Marco gli apostoli sulla barca con Gesù preoccupati per la mancanza di pane (Mc 8,14) non ascoltano l’insegnamento del Signore, eppure in quei giorni erano stati testimoni di due «moltiplicazioni di pani» e di guarigioni inspiegabili… Chiediamoci: quanti segni d’amore abbiamo tralasciato o abbiamo accolto con superficialità? E Gesù come allora agli apostoli ribadisce: «Avete il cuore indurito? Avete occhi e non vedete, avete orecchi e non udite?… Non capite ancora?». E il maestro, paziente, riprende il suo insegnamento!
Il Signore non ha paura della poca fede dei suoi, ma della pigrizia che impedisce di crescere nella fede e di conseguenza nella speranza e nella carità. Ricordiamo nella parabola dei talenti la reazione nei confronti dell’ultimo servo? «Pigro e malvagio! Potevi rivolgerti a una banca» … come dire: ti avevo chiesto poco, non hai fatto nulla, non hai neppure chiesto aiuto e dai la colpa a me? (Cfr. Mt 25,26-27).
Il rischio: lasciarsi anestetizzare
È possibile perdere la fede? No! Dio Padre non si riprende i doni elargiti; ma può essere anestetizzata: come un ricco che non usa il suo denaro e vive di stenti. Dio è amore e ha cura dei suoi figli, quindi basta poco per riprendere il cammino con Lui e verso di Lui. Ricordiamo Pietro quando cammina sulle acque? Finché guarda il volto di Gesù va tutto bene, poi confidando in sé stesso, impaurito, affonda, infine grida aiuto e il Signore, subito, lo fa nuovamente tornare a galla (cfr. Mt 14,24-33).
Come crescere nella fede? Essendo una virtù richiede impegno, ma in cosa? L’amore cresce nella relazione gratuita e costante. Gesù invita a pregare sempre senza stancarsi mai (cfr. Lc 18). Pregare, accedere ai sacramenti, partecipare alla vita della comunità con spirito di servizio e di unità, avere una guida spirituale, vivere la carità. Tutte queste buone pratiche vissute con perseveranza dispongono il cristiano a ricevere in sé stesso Dio che sempre si dona tutto a tutti.
Accogliamo l’invito di Maria, la Madre di Gesù, che alle nozze di Cana fa della sua esperienza di fede un insegnamento e a coloro che vogliono essere servi del Signore raccomanda: «Qualsiasi cosa vi dica, fatela!» (Gv 2,5).