Santuario: “Santi e beati alla Guardia”, l’incontro con le suore Ravasco

di PierLuigi Pastorino

Domenica 27 aprile 2025, al Santuario della Madonna della Guardia, le Suore Ravasco hanno dato inizio agli incontri dedicati ai Santi e Beati alla Guardia ricordando la loro Fondatrice, la Beata Eugenia Ravasco, nel giorno della sua Beatificazione avvenuta a Roma in Piazza San Pietro il 27 Aprile 2003 ad opera di Papa San Giovanni Paolo II. «Contemplando i Cuori di Cristo e di Maria, Ella si appassionò al servizio del prossimo e consumò la vita con letizia per i giovani e i poveri” (dall’Omelia di Beatificazione)».

Prima della Santa Messa in suo onore, esse nella Sala Blu hanno con commozione e con gioia proiettato il filmato di questo evento e ne hanno ripercorso brevemente il cammino spirituale, culminato nel miracolo che ha segnato il riconoscimento ufficiale da parte della Chiesa della sua santità. È il caso di Eilen Jiménez Cardozo, una bambina di Cochabamba in Bolivia, dove le Suore hanno una missione. Rimasta paralizzata per quattro anni, aveva ripreso a camminare dopo che venne chiesta l’intercessione di Madre Eugenia. Erano presenti anche gli allievi dell’Istituto, gli ex–allievi e le loro famiglie. Ne è risultata la spiritualità di un’anima in costante preghiera e in completo abbandono alla volontà divina, dalla forte impronta mariana e specialmente devota alla Madonna della Guardia. Sono stati letti alcuni suoi pensieri semplici, molti tratti dal diario scritto di suo pugno durante la permanenza al Santuario in occasione della novena del mese dell’Agosto 1885.

«Il Signore ci invita a ricorrere a Maria Santissima». «O Maria, riempi il mio cuore di Dio». «Quando lo scoraggiamento vuole impadronirsi di me, Madre della Speranza sostienimi». «Maria colmi di gioia il tuo cuore».

Essi sono molto significativi in questo nostro Giubileo della Speranza. «Riconoscere nella vita di ogni giorno la mano del Signore che guida i nostri passi è fede: una fede che si arricchisce di speranza e diventa sapienza».

Questa è il suo ritratto tracciato durante l’incontro. Eugenia Ravasco (Milano 4 gennaio 1845–Genova 30 dicembre 1900) non fu genovese di nascita ma sicuramente lo fu d’adozione. Nata a Milano dal banchiere Francesco Matteo Ravasco e dalla contessa Carola, rimase orfana di madre a due anni e di padre a dieci. Venne accolta a Genova dallo zio paterno, anche lui banchiere. L’ultima sera del mese di maggio 1863 avvenne l’episodio della sua chiamata. Stava tornando a casa dal Santuario dell’Acquasanta quando sostò nella chiesa di Santa Sabina. In quel momento, un sacerdote, il Venerabile don Giacinto Bianchi, nell’omelia domandava ai fedeli: «Non c’è proprio nessuno tra voi che si voglia dedicare al bene per amore del Cuore di Gesù?». Eugenia cadde in ginocchio e in lacrime pregò: «O Gesù, se io devo essere quest’anima scelta da Voi per fare questo bene, insegnatemi il modo, datemene l’opportunità; prendetemi per mano, mandatemi qualcuno a picchiare alla mia porta».

Aveva diciotto anni. Ospitò nella sua casa, con il consenso della diocesi, l’Associazione per il bene che, quando ne aveva ventitré, sarebbe divenuta la sua Congregazione delle Figlie dei Sacri Cuori di Gesù e Maria. «Bruciare dal desiderio del ben altrui, specie della gioventù». A trentatré aprì la Scuola Magistrale Femminile. Nella seconda metà dell’Ottocento, un’epoca di aperta ostilità alla Chiesa, fu fondatrice di molte opere volte alla educazione dei giovani secondo la “pedagogia dell’amore”. «Voglio camminare sulla via dell’Amore». Coinvolse vescovi e ministri e viaggiò per la loro diffusione in Italia e in Europa. Fu molto vicina  a don Bosco, che le fu amico e collaboratore. Nel suo metodo educativo c’è tanto dello spirito salesiano. Venne ricevuta da papa Leone XIII, che molto la incoraggiò.

Fino a trentacinque anni, nonostante le peripezie, la salute la sostiene sempre. Eugenia è una bella ragazza, alta un metro e settanta. Poi, però, essa incomincia a cedere con strani malesseri al fegato e allo stomaco. I medici non ci vedono chiaro. Le consigliano viaggi per cure termali o solo per cambiare aria e distrarsi. Lei è obbedientissima ai medici e ben orientata dal futuro Arcivescovo di Genova, Mons. Salvatore Magnasco, ora penitenziere della Cattedrale. Visita molti santuari mariani. Pensa anche di andare a quello di Einsiedeln in Svizzera, a venti chilometri da Zurigo, dove si venera una Madonna Nera. Incontra tuttavia don Francesco Montebruno, che diventerà suo consigliere spirituale. Don Montebruno era un sacerdote molto impegnato: amico di don Bosco, aveva fondato l’Opera degli Artigianelli a favore della gioventù. Era sempre in prima linea nella costruzione del Santuario della Guardia, che gli ha dedicato un busto su un lato della Basilica, incurante com’era quando occorreva di sporcarsi la tonaca di calce. Aveva organizzato anche un carro coperto trainato da buoi per salire fino in cima al Monte Figogna. È lui che la invita a salire. Era l’agosto del 1885. Sotto la sua guida, vive intensamente la novena e la Festa della Madonna della Guardia, per lei fatta di croce e di preghiera. «Signore, datemi forza, riconoscenza, amore».

I disturbi di salute di Madre Eugenia si moltiplicavano sempre di più: aveva problemi cardiaci, era affetta da diabete, spesso aveva coliche epatiche e anche la pleurite. Ma continuava senza cedere. «Noi troviamo per mezzo di Maria la facilità di farci sante». Dal 1876, ormai, si muoveva solo sulla sedia a rotelle. «Le forze mi mancano. Non ce la faccio più» Ricevuta la visita dell’Arcivescovo Tommaso Reggio, morì sul finire dell’anno 1900 nella Casa Madre dell’Istituto in Genova.

È molto conosciuto l’Istituto Scolastico Ravasco in Carignano. Ma le Case della sua Opera sono disseminate in tutta Italia, in Albania e in Svizzera. Hanno una consistente presenza nel Sud America: in Argentina, Bolivia, Brasile, Cile, Colombia, Messico, Paraguay e Venezuela. Senza contare le Case in terra di missione, come quelle in Costa d’Avorio e nelle Filippine.  

«Avete bisogno di aiuto? Chiedetelo a Maria Santissima. Confidate, sperate, vivete sicuri sotto la sua protezione».